L’interessante volume Comunità Immaginate di Benedict Andersen, che sostiene che una comunità immaginata è diversa da una comunità reale in quanto non è e non può essere fondata su un’interazione quotidiana tra i membri che la costituiscono, ma da un’idea o un’immagine mentale che i suoi membri condividono, mette in relazione la nascita e la funzione del museo al processo complesso e artificiale della trasmissione di un’eredità politica, che permette allo stato di autolegittimarsi e di assurgere a guardiano di una tradizione al contempo generalizzata e locale (Andersen, 1996). Tenendo presente questa teoria, che più genericamente riguarda il processo di costruzione e rappresentazione dell’identità nazionale, ho voluto leggere il Museo Nazionale del Risorgimento a Torino come un testo privilegiato per la caratterizzazione degli elementi storici, politici, tradizionali e identitari che sono organizzati in un percorso ragionato e ordinato in senso cronologico che, partendo da un ipotetico e arbitrario momento storico in cui l’Italia, di fatto, esiste solo in quanto idea embrionale nella mente di un’élite, arriverà non soltanto alla rappresentazione fisica e ideologica di una comunità immaginata, quella italiana, ma la trascenderà nel suo presente rendendola entità eterna e immutabile e collegandola a successivi frammenti di Grande Storia, come la seconda guerra mondiale, la cui resistenza e lotta contro il dominio straniero sembrano rappresentare nel museo la diretta discendenza dei moti ottocenteschi per la libertà e l’unità della nazione.
Costruire l’identità nazionale: il museo del risorgimento a Torino e la nascita dell’italianità
S. Hejazi
2007-01-01
Abstract
L’interessante volume Comunità Immaginate di Benedict Andersen, che sostiene che una comunità immaginata è diversa da una comunità reale in quanto non è e non può essere fondata su un’interazione quotidiana tra i membri che la costituiscono, ma da un’idea o un’immagine mentale che i suoi membri condividono, mette in relazione la nascita e la funzione del museo al processo complesso e artificiale della trasmissione di un’eredità politica, che permette allo stato di autolegittimarsi e di assurgere a guardiano di una tradizione al contempo generalizzata e locale (Andersen, 1996). Tenendo presente questa teoria, che più genericamente riguarda il processo di costruzione e rappresentazione dell’identità nazionale, ho voluto leggere il Museo Nazionale del Risorgimento a Torino come un testo privilegiato per la caratterizzazione degli elementi storici, politici, tradizionali e identitari che sono organizzati in un percorso ragionato e ordinato in senso cronologico che, partendo da un ipotetico e arbitrario momento storico in cui l’Italia, di fatto, esiste solo in quanto idea embrionale nella mente di un’élite, arriverà non soltanto alla rappresentazione fisica e ideologica di una comunità immaginata, quella italiana, ma la trascenderà nel suo presente rendendola entità eterna e immutabile e collegandola a successivi frammenti di Grande Storia, come la seconda guerra mondiale, la cui resistenza e lotta contro il dominio straniero sembrano rappresentare nel museo la diretta discendenza dei moti ottocenteschi per la libertà e l’unità della nazione.File | Dimensione | Formato | |
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