Che la crisi economica abbia fatto emergere all’attenzione pubblica una nuova, seminascosta e vasta zona di povertà sociale è ormai indubbio. Ciò che stupisce è che nella categoria dei “nuovi poveri” rientri e possa potenzialmente rientrare una larga fascia della popolazione italiana, la classe media, in genere anche istruita, abituata a un tenore di vita medio alto. Nessuno è più al sicuro insomma, e certamente non lo è il lavoro dipendente. A Torino, la città che a seguito del processo di de-industrializzazione ha cercato di reinventarsi attraverso la promozione del turismo e dei servizi, la crisi dell’industria manifatturiera ha lasciato dietro sé una lunga scia di lavoratori cassaintegrati, disoccupati e precari. Che il voler trasformare la vecchia Torino “fordista” in città dei servizi sia stata pura illusione è ormai chiaro; resta ora da capire come reindustrializzare la città restituendo dignità ai lavoratori e arginando la crescita di quella grigia zona di povertà sociale in cui chiunque, da un momento all’altro, può rientrare. Se ne parla con Giorgio Airaudo, segretario regionale della Fiom

Nuovi poveri, vecchie miserie. Torino, le fabbriche e il lavoro.

s. hejazi
2010-01-01

Abstract

Che la crisi economica abbia fatto emergere all’attenzione pubblica una nuova, seminascosta e vasta zona di povertà sociale è ormai indubbio. Ciò che stupisce è che nella categoria dei “nuovi poveri” rientri e possa potenzialmente rientrare una larga fascia della popolazione italiana, la classe media, in genere anche istruita, abituata a un tenore di vita medio alto. Nessuno è più al sicuro insomma, e certamente non lo è il lavoro dipendente. A Torino, la città che a seguito del processo di de-industrializzazione ha cercato di reinventarsi attraverso la promozione del turismo e dei servizi, la crisi dell’industria manifatturiera ha lasciato dietro sé una lunga scia di lavoratori cassaintegrati, disoccupati e precari. Che il voler trasformare la vecchia Torino “fordista” in città dei servizi sia stata pura illusione è ormai chiaro; resta ora da capire come reindustrializzare la città restituendo dignità ai lavoratori e arginando la crescita di quella grigia zona di povertà sociale in cui chiunque, da un momento all’altro, può rientrare. Se ne parla con Giorgio Airaudo, segretario regionale della Fiom
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11582/313821
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