Fin dagli inizi dell’età moderna, il liberalismo non è stato solo una teoria del governo disegnata per proteggere le libertà individuali, ma è stato sostenuto soprattutto come una filosofia della “civiltà”. Con ciò intendo l’invenzione e la diffusione di un ideale di soggettività potenziata che si accompagna, sul versante della teoria, alla priorità sistematica attribuita all’individuo rispetto alla comunità, a una visione procedurale della ragione e a una concezione antipaternalista (e in ultima analisi non dialettica) del rapporto tra conoscenza e desiderio. Da un punto di vista liberale, una visione esile e volontaristica dell’identità personale è la precondizione per affermare l’idea dell’autoaffermazione come principio di legittimazione dell’ordine sociale e, tacitamente, come indicazione dell’unica destinazione immaginabile per il genere umano: cioè la libertà dalle interferenze esterne in un progetto di vita liberamente scelto dagli individui. La fiducia della gente comune in questa forma di armoniosa emancipazione soggettiva è diminuita drasticamente nella maggior parte delle società occidentali nel corso dell’ultimo decennio. Dato il crescente allontanamento dall’ideale liberale di civilité, è stato facile per i sovranisti basarsi su un senso generale di disempowerment e propugnare una ripoliticizzazione di questa fondamentale situazione esistenziale. Nel loro orizzonte, infatti, il concetto di sovranità funziona retoricamente come un surrogato del senso di potere agentivo che deriva dalla fiducia in sé stessi e nella capacità di plasmare il proprio destino. I sovranisti, quindi, rispondono astutamente a ciò che la maggior parte delle persone percepisce oggi come una perdita di sovranità personale, incoraggiando un recupero della sovranità politica che, non a caso, collocano al livello intermedio dello Stato-nazione: il contenitore di potere prototipico nell’immaginario politico moderno. Nel mio articolo, mi concentro sulle varianti democratiche o socialiste del sovranismo contemporaneo per indagare la forza della loro critica al liberalismo, partendo dalla questione ristretta dell’eredità teorica del dibattito tra liberali e comunitari.

La rivincita sovranista. Globalizzazione della precarietà e crisi della civilité liberale

Costa P.
2023-01-01

Abstract

Fin dagli inizi dell’età moderna, il liberalismo non è stato solo una teoria del governo disegnata per proteggere le libertà individuali, ma è stato sostenuto soprattutto come una filosofia della “civiltà”. Con ciò intendo l’invenzione e la diffusione di un ideale di soggettività potenziata che si accompagna, sul versante della teoria, alla priorità sistematica attribuita all’individuo rispetto alla comunità, a una visione procedurale della ragione e a una concezione antipaternalista (e in ultima analisi non dialettica) del rapporto tra conoscenza e desiderio. Da un punto di vista liberale, una visione esile e volontaristica dell’identità personale è la precondizione per affermare l’idea dell’autoaffermazione come principio di legittimazione dell’ordine sociale e, tacitamente, come indicazione dell’unica destinazione immaginabile per il genere umano: cioè la libertà dalle interferenze esterne in un progetto di vita liberamente scelto dagli individui. La fiducia della gente comune in questa forma di armoniosa emancipazione soggettiva è diminuita drasticamente nella maggior parte delle società occidentali nel corso dell’ultimo decennio. Dato il crescente allontanamento dall’ideale liberale di civilité, è stato facile per i sovranisti basarsi su un senso generale di disempowerment e propugnare una ripoliticizzazione di questa fondamentale situazione esistenziale. Nel loro orizzonte, infatti, il concetto di sovranità funziona retoricamente come un surrogato del senso di potere agentivo che deriva dalla fiducia in sé stessi e nella capacità di plasmare il proprio destino. I sovranisti, quindi, rispondono astutamente a ciò che la maggior parte delle persone percepisce oggi come una perdita di sovranità personale, incoraggiando un recupero della sovranità politica che, non a caso, collocano al livello intermedio dello Stato-nazione: il contenitore di potere prototipico nell’immaginario politico moderno. Nel mio articolo, mi concentro sulle varianti democratiche o socialiste del sovranismo contemporaneo per indagare la forza della loro critica al liberalismo, partendo dalla questione ristretta dell’eredità teorica del dibattito tra liberali e comunitari.
2023
9788878019447
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11582/339367
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